L'inglese come seconda lingua rallenta l'invecchiamento cognitivo allenando le strutture di controllo linguistiche del cervello
L'inglese come seconda lingua rallenta l'invecchiamento cognitivo allenando le strutture di controllo linguistiche del cervello
Pubblicato il in Smart schooling
di

L'inglese fa bene al cervello!

Non è un segreto che mantenere in allenamento il cervello aiuti a mantenere lucidità nell'età adulta e nella terza età. E non è raro sentire persone anziane dire che fanno le parole crociate o magari anche giochi al cellulare per mantenersi in forma mentalmente. Ma un fatto sicuramente interessante è che utilizzare una seconda lingua ha lo stesso effetto.

L'inglese (parlato) fa bene al cervello!

Sì, proprio così! Imparare una seconda lingua - e in generale si tratta della lingua inglese - non solo è utile dal punto di vista sociale e professionale, non solo apre porte importanti per il futuro del bambino, ma si scopre che ha un effetto salutare per il cervello che ti accompagna per la vita.

Tuttavia non basta imparare una seconda lingua ma deve essere parlata per sottoporre le strutture cerebrali a quei processi di attivazione e controllo che, come vedremo si seguito, rappresentano una palestra del benessere delle nostre facoltà cognitive.

La pubblicazione di cui parliamo in questo articolo ci rende ancora più forti nella convinzione che con Buzzy English stiamo facendo qualcosa di importante per quei bambini che un giorno saranno adulti. E che la conoscenza pratica dell'inglese è uno strumento straordinario in più. E ricordiamo che l'inglese che non è solo una lingua straniera comunemente parlata ma manche una grande apertura al mondo!

Bilingualism and Aging: Implications for (Delaying) Neurocognitive Decline

Ieri ho preso visione di una ricerca scientifica del 2022 intitolata Bilingualism and Aging: Implications for (Delaying) Neurocognitive Decline - pubblicata sul portale scientifico Frontiers in Human Neuroscience dal team di ricercatori Federico Gallo, Vincent DeLuca, Yanina Prystauka, Toms Voits, Jason Rothman e Jubin Abutalebi - un'interessante review degli studi svolti sugli effetti sulle facoltà cognitive dell'esposizione a una seconda lingue. Un trattato particolarmente interessante in quanto permette di trovare conferme incrociando i dati e le considerazioni di studi diversi, un approccio che permette di superare le inesattezze e gli errori procedurali che può avere il singolo studio.

Nell'abstract infatti si legge:

Over the past few decades, research has isolated various protective "healthy lifestyle" factors argued to contribute positively to cognitive aging, e.g., healthy diet, physical exercise and occupational attainment. The present article critically reviews neuroscientific evidence for another such factor, i.e., speaking multiple languages.

("Negli ultimi decenni, la ricerca ha isolato vari fattori protettivi di "stile di vita sano" che si sostiene contribuiscano positivamente all'invecchiamento cognitivo, ad esempio una dieta sana, l'esercizio fisico e il rendimento professionale. Il presente articolo esamina criticamente le prove neuroscientifiche per un altro fattore simile, ovvero il parlare più lingue.")

Ho letto e selezionato alcune parti del lungo testo per cercare di capire come e perché l'esposizione a una seconda lingua ha effetti di salvaguardia delle facoltà mentali nel tempo.

Cos'è l'invecchiamento in tema di salute mentale

Nella lunga introduzione, l'articolo definisce innanzitutto il concetto di invecchiamento cognitivo (cognitive aging), definendolo come:

Cognitive aging refers to the physiological processes of decline in cognition and brain functioning as age increases. Behaviorally, non-pathological cognitive aging is associated with a decrease in overall processing speed, certain types of memory (e.g., short term and episodic)

("L'invecchiamento cognitivo si riferisce ai processi fisiologici di declino delle facoltà cognitive e del funzionamento del cervello con l'avanzare dell'età. Dal punto di vista comportamentale, l'invecchiamento cognitivo non patologico è associato a una diminuzione della velocità di elaborazione complessiva, di alcuni tipi di memoria (ad esempio, a breve termine ed episodica".)

Ai fini della trattazione, si parla sia di declino naturale sia di declino patologico (legato cioè ad una patologia). E come vedremo, il bilinguismo e l'esposzione a una seconda lingua ha un effetto positivo in entrambi i casi, ritardandone la manifestazione.

L'allungamento dell'aspettativa di vita e la maggiore incidenza di declino neurocognitivo

Si potrebbe dire che la problematica delle manifestazioni più o meno gravi di demenza senile sia in un certo senso un effetto dell'allungamento della vita. L'altra faccia della medaglia del benessere, come spesso accade. Proprio in apertura, nell'abstract, il testo inizia così:

As a result of advances in healthcare, the worldwide average life expectancy is steadily increasing. However, this positive trend has societal and individual costs, not least because greater life expectancy is linked to higher incidence of age-related diseases, such as dementia.

("Come risultato dei progressi della sanità, l'aspettativa di vita media nel mondo è in costante aumento. Tuttavia, questa tendenza positiva ha costi sociali e individuali, anche perché una maggiore aspettativa di vita è legata a una maggiore incidenza di malattie legate all'età, come la demenza.")

Con una popolazione che arriva sempre più frequentemente ad età molto avanzata, è comprensibile che la società debba affrontare il problema dell'insorgere di problematiche che riguardano la lucidità mentale della persona. Non è bello dirlo, ma in tempi passati spesso l'uomo aveva una aspettativa di vita media più bassa e quindi spesso non si arrivava a manifestare queste problematiche tipiche dell'invecchiamento.

L'importanza di una analisi retrospettiva incrociata dei precedenti studi

Nel capitolo Effects of Bilingualism on Pathological Aging, (Effetti del bilinguismo in caso di invecchiamento patologico) l'articolo ripercorre con scientificità studi dal 1999 al 2022 i cui dati vengono quindi confrontati e incrociati, ottenendo così conferme e certezze preziose, da punti di vista diversi, come abbiamo precisato poco sopra. Si legge infatti.

The first reported evidence of bilingualism-induced effects during pathological aging came from retrospective cross-sectional studies, comparing bilingual and monolingual older adults on their clinical history, disease severity and symptoms onset.

("La prima evidenza riportata degli effetti indotti dal bilinguismo durante l'invecchiamento patologico è venuta da studi trasversali retrospettivi, confrontando la storia clinica, gravità della malattia e insorgenza dei sintomi di anziani bilingue e monolingue.)

Oltre al fatto di poter confermare da più direzioni e punti di vista i risultati ottenuti, dati consistenti da studi differenti permettono di escludere o diminuire la possibilità di fraintendimento dei risultati dovuti ad eventuali vizi procedurali o distorsioni dei risultati contingenti.

Parlare una seconda lingua allena il cervello

Nel capitolo What Effects Does Bilingualism Confer on Healthy Aging? (Quali sono gli effetti sull'invecchiamento in salute del bilinguismo?) si spiega che il parlare una seconda lingua coinvolge processi che rappresentano un vero e proprio addestramento del cervello e delle facoltà cognitive. Si legge infatti:

Due to the involvement of executive control in language control processes and its potential as a general "trainer" of the mind and brain with the mere length of bilingual experience in elderly individuals, it is reasonable to expect effects for senior bilinguals, particularly in tasks that tap into relevant cognitive ability

("Grazie del coinvolgimento del controllo esecutivo nei processi di controllo del linguaggio e del suo potenziale come "addestratore" generale della mente e del cervello, con la semplice esposizione al bilinguismo, è ragionevole aspettarsi effetti positivi negli anziani, in particolare per quanto riguarda attinenti abilità cognitive rilevanti").

La ragione sembra risiedere nel fatto che la conoscenza di due o più lingue e soprattutto la continua esposizione a più lingue porta la mente a dover continuamente esercitare un così detto controllo sulle facoltà linguistiche che appunto rappresentano uno sforzo allenante del cervello.

Bilingual speakers are continuously faced with an extra burden on cognitive functioning: unlike monolinguals, they have to control their languages. Research shows that all the languages of bi-/multilinguals are constantly activated regardless of contextual need or contest

("Le persone che parlano più lingue sono sottoposte continuamente a un onere aggiuntivo dal punto di vista del funzionamento cognitivo: a differenza delle persone che parlano solo una lingua, nel parlare devono costantemente avere il controllo sulle lingue che conoscono. La ricerca mostra che tutte le lingue sono costantemente attivate indipendentemente dalle esigenze contestuali o dal contesto".)

In altre parole, al momento in cui si praticano nella quotidianità più lingue, durante una conversazione il cervello non esclude l'una o l'altra lingua ma tutte le lingue vengono messe in gioco e la persona opera un controllo a livello cerebrale. In pratica è come se la persona parlasse contemporaneamente più lingue ma la voce poi ne esprime solo una.

Ovviamente è un fenomeno tanto più accentuato tanto più rilevante è il fenomeno del bilinguismo.

Una seconda lingua attiva e praticata

Le lingue straniere sono utili a migliorare le facoltà cognitive e rallentarne il declino solos e praticato attivamente
Le lingue straniere sono utili a migliorare le facoltà cognitive e rallentarne il declino solos e praticato attivamente

In più parti tuttavia si precisa che non è la mera conoscenza della lingua ad avere effetti utili sulla salute delle strutture cerebrali, ma un uso attivo della lingua e il fatto di praticarla con una certa costanza.

Si parla infatti di active bilingualism, (bilinguismo attivo):

longer life of active bilingualism seems to convey the greatest protection

("un più duraturo bilinguismo attivo sembra offrire la massima protezione".)

E si ribadisce che il beneficio, come vedremo, riguarda sia il bilinguismo sia l'acquisizione di una seconda lingua ma sempre in contexts of active use and engagement (in contesti di uso attivo e partecipato):

it has been shown that adult second language acquisition, particularly in contexts of active use and engagement such as in linguistic immersion, is related to changes of brain structure and function where language processing and control cross-over with executive functioning

("è stato dimostrato che l'acquisizione di una seconda lingua da parte degli adulti, in particolare in contesti di uso attivo e partecipato come accade nell'immersione linguistica, è correlata ai cambiamenti della struttura e della funzione del cervello in cui l'elaborazione e il controllo del linguaggio si incrociano con il funzionamento esecutivo".)

L'effetto riguarda solo le persone bilingue o anche chi impara una seconda lingua?

Gli studi dimostrano in modo chiaro che se è vero che gli effetti descritti sono molto maggiori ed evidenti in persone native bilingue, tuttavia i apprezzano anche quando la seconda lingua è appresa non dalla nascita ma successivamente (seconda lingua) se non addirittura in tarda età. Si legge infatti:

effects are not solely characteristic of native childhood bilingualism. They also pertain to active adult second language learners

("gli effetti non sono solo caratteristici del bilinguismo infantile nativo. Riguardano anche adulti che hanno apprendono una seconda lingua".)

Perché praticare una seconda lingua è benefico?

Non si tratta solo di facoltà cognitive migliori ma anche di materia cerebrale meglio preservata. Le immagini diagnostiche celebrali dimostrano infatti che:

In terms of brain structure, they show better preserved gray matter in regions related to executive control, and better-preserved white matter in the tracts that connect them

("In termini di struttura cerebrale, mostrano una materia grigia meglio conservata nelle regioni legate al controllo esecutivo e una materia bianca meglio conservata nei tratti che li collegano".)

Quindi il vantaggio non è, come si potrebbe pensare, solo un aspetto culturale e di maggiore capacità di manifestare maggiori conoscenze, bensì proprio un vantaggio biologico e fisiologico, in quanto si tratta di un effetto protettivo del cervello e del suo funzionamento.

L'effetto neuro-protettivo dell'esposizione a una seconda lingua

Nel testo si legge ricorrentemente il termine "protettivo" per descrivere gli effetti che parlare una seconda lingua hanno sulle facoltà cognitive. Come abbiamo visto, si preservano le facoltà cognitive ma anche la materia cerebrale stessa.

In conclusione, l'esposizione a una seconda lingua in modo attivo e prolungato nel tempo della vita, contribuisce a ritardare il declino delle facoltà mentali che con l'avanzare dell'età si manifestano, sia in caso di normale invecchiamento sia in caso di invecchiamento patologico (cioè accompagnano da patologie cognitive).

La salute è una questione di stile di vita

Detto questo, vale però la pena ricordare, come ripete in più punti l'articolo, che parlare una seconda lingua da sé non può far miracoli, ma nel contesto di abitudini (lifestyle) sane sicuramente aiutano a vivere una vecchiaia più brillante. Come precisa lo studio nei primi paragrafi:

Over the past few decades, research has isolated various protective "healthy lifestyle" factors argued to contribute positively to cognitive aging, e.g., healthy diet, physical exercise and occupational attainment.

("Negli ultimi decenni, la ricerca ha isolato vari fattori protettivi di "stile di vita sano" che si sostiene contribuiscano positivamente all'invecchiamento cognitivo, ad esempio una dieta sana, l'esercizio fisico e il rendimento professionale.")

Imparare una seconda lingua è un dono

Mi permetto quindi di ripetere che offrire un insegnamento pratico e motivante della lingua inglese o di altra lingua straniera è un dono utile da tutti i punti di vista per il bambino ma anche per noi adulti, senza limite di età.


Buzzy English è un centro preparatore Cambridge English Qualifications

Altri articoli dalla sezione Smart schooling

L'inglese non è la lingua del futuro, è la lingua di adesso! Now!
Pubblicato il in Smart schooling
di Tracy Liu
L'inglese non è la lingua del futuro, è la lingua di adesso! Now!

L'inglese non è la lingua del futuro, è la lingua di adesso! Insegnare ai propri bambini la lingua inglese è utile per la vita di ogni giorno >>

Lezioni di inglese a ridotto impatto ambientale
Pubblicato il in Smart schooling
di
Lezioni di inglese a ridotto impatto ambientale

Gli spostamenti sono un impegno di tempo e risorse e soprattutto una fonte di inquinamento. Lo Smart Schooling riduce gli spostamenti e il tempo impiegato >>

Sindrome del tunnel cubitale e sindrome del canale di Guyon
Pubblicato il in Smart schooling
di
Sindrome del tunnel cubitale e sindrome del canale di Guyon

Non ci si pensa finché non è tardi, ma bastano poche semplici abitudini per evitare una davvero antipatica lesione del nervo ulnare >>

Imparare per non dover recuperare
Pubblicato il in Smart schooling
di
Imparare per non dover recuperare

La soluzione definitiva è finalmente imparare l'inglese e recuperare le insufficienze in pagella una volta per tutte >>